La notizia della ricandidatura di Virginia Raggi al comune di Roma è una pessima notizia per chiunque abiti a Roma – l’idea che possa essere rinnovato il mandato del peggior sindaco mai visto sulla faccia della terra è un’idea che probabilmente terrorizza anche i grillini che abitano a Roma – ma è invece un’ottima notizia per chiunque sogni di testare, prima delle prossime politiche, la capacità delle forze politiche antipopuliste di emanciparsi, nelle occasioni che contano, dalla grammatica populista. L’ascesa al potere di Virginia Raggi ha coinciso simbolicamente con la grande illusione che la retorica dell’onestà potesse essere una buona alternativa alla politica della competenza. E in un certo senso si può dire che la presenza di Virginia Raggi a Roma è stata come un passaggio traumatico ma fondamentale per mostrare in purezza il fallimento del modello di governo grillino (secondo un recente sondaggio del Sole 24 Ore, Raggi è al penultimo posto come gradimento tra i sindaci italiani). Ma senza voler essere troppo paradossali si può anche dire che, come sostiene il finanziere Davide Serra, la notizia della ricandidatura di Raggi è anche una buona notizia perché ci permetterà di testare non solo se i romani vogliono una città pulita e che funziona o una discarica a cielo aperto tra le rovine ma anche perché la sfida alla Raggi dovrà costringere tutti i partiti alternativi al M5s a mettere in campo il meglio del proprio lessico antipopulista.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE