L'ansia del ministro, pressato dai suoi, di monopolizzare il riformismo, dentro e fuori il Pd. "Non si ritorna al trattino", dice Romano. Ma nel partito c'è chi prova a rilanciare, chiedendo il congresso
Roma. Ci sta che abbia ragione chi adesso prova a ridimensionare il senso dell'operazione. Chi dice, cioè, che Lorenzo Guerini, da buon democristiano old fashioned, col suo Manifesto abbia voluto recuperare un vecchio rito della Prima Repubblica: di quando, da sotto l’ombrellone, i leader politici concedevano le interviste programmatiche in vista degli impegni dell’autunno, prima delle convention della varie correnti a inizio settembre, tra Saint-Vincent e Chianciano. E allora ecco l’intervento ferragostano del ministro della Difesa, ecco in calendario la serie di convegni bisettimanali che Base riformista inaugurerà al rientro dalle vacanze, a Roma, su fisco ed economia. E’ però è fin troppo evidente che non solo da questa nostalgia novecentesca nasce il saggio fogliante di Guerini pubblicato ieri. E lo sanno bene quei suoi colonnelli che da settimane, da mesi, raccolgono con l’aria mesta degli addetti all’ufficio reclami le lamentele dei tanti che protestano contro questo appiattimento del partito sul grillismo. I caroselli di giubilo per il voto su Rousseau e gli annunci di un’alleanza organica col M5s come cosa che ha già avuto compimento hanno fatto il resto.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE