Maurizio Stirpe, numero due di Confindustria, prende sul serio l’invito di Draghi per la “costruzione del futuro”. Serve il contributo di imprese e sindacati. Rilanciare il Jobs Act, migliorare i contratti, pensare ai giovani e non solo ai tutelati
La crescita e il lavoro. I contagi e le paure. Il virus e l’Europa. L’Italia e quell’occasione per ripartire. La questione in fondo è tutta qui: ma come si fa ad accelerare il futuro? E soprattutto: se è vero che i soggetti che più degli altri negli ultimi anni sono riusciti ad accelerare il futuro hanno il volto degli imprenditori (vedi alla voce export) cosa è lecito aspettarsi dalle nostre imprese per provare a velocizzare la modernizzazione italiana? E in che modo i nostri industriali potranno far tesoro di un invito che due giorni fa, al Meeting di Rimini, Mario Draghi in fondo ha rivolto anche a loro? “La costruzione del futuro – ha detto l’ex presidente della Bce – non può che vedere coinvolta tutta la società, che deve riconoscersi nelle scelte fatte perché non siano in futuro facilmente reversibili. Dobbiamo accettare l’inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche”.
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