"I nomi a effetto servono a vincere, ma non a governare. Roma è cambiata dai tempi di Veltroni. Ma il Pd capitolino ha grandi nomi: Gualtieri, Gentiloni, Sassoli". Il parricidio gentile dell'ex giovane turco
D'Alema chi? Matteo Orfini, deputato del Pd, già dalemiano e "giovane turco", ex commissario dei dem romani, pare cadere dalle nuvole non appena gli si fa cenno delle voci che vorrebbero Massimo D'Alema come prossimo candidato sindaco del comune di Roma alla guida della coalizione di centrosinistra. "Come D'Alema?", si stupisce. Sì proprio lui, quel leader di cui Orfini è stato per molti anni allievo e stretto collaboratore. "Diciamo che l'ho allevato male", disse di lui D'Alema in un'intervista al Corriere del 2016, quando Matteo era un fedele scudiero del Matteo più famoso, Renzi. Ora Orfini nicchia e interpreta le intenzioni del suo ex mentore: "Bah, non mi sembra una cosa all'ordine del giorno, penso che D'Alema non abbia mai avuto questa ambizione".
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