È un leader della vecchia Italia che non si è piegato alle nuove normatività dei social, ha preferito piegarle a sé e alla sua cultura di amministratore e di politico. Come si fa a non tifare per lui?
Da tempo tifo Vincenzo De Luca, un tipo d’uomo con molti difetti, un esageratore professionale, spesso sopra le righe. Però si sente l’uomo di partito, con una esperienza alle spalle di severa e tignosa milizia nella politica, con un retroterra amministrativo di prima classe (la sua Salerno è una specie di Salisburgo del sud), e si sente l’uomo di popolo, autentico come solo a Salerno e a Napoli e in genere nel Mezzogiorno è ormai possibile. Pare che la sua ultima sfida, quella di essere un leader d’opinione, uno che non le manda a dire quando si deve prendere di petto la stupidità che è nell’avversario, sia premiata nei sondaggi da una schiacciante maggioranza di consensi, che gli fa superare con lo stato di emergenza della pandemia, governato con rumore e furore, difetti e debolezze di altro genere.
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