Molti in ottima fede non accettano di votare a favore della riduzione del numero dei parlamentari, e anzi sono infuriati con chi la pensa diversamente e lanciano con foga accuse di tradimento e collusione con i nemici della democrazia rappresentativa. C’è anche molta frustrazione in giro, quelli del “No” prevedono per il 21 settembre, chissà poi se sia vero, una cocente sconfitta per le loro posizioni e una risonante vittoria dell’antipolitica demagogica. Nonostante un voto parlamentare massiccio a favore della riforma costituzionale oggetto di referendum, l’idea che risulta insopportabile è una parata da balcone con Di Maio e altri affacciati su una folla plaudente nella scia del mito anticastale. Il Pd naviga nell’esitazione, richiama patti che legano il nuovo Parlamento a una riforma elettorale, e questo francamente è giusto ma aumenta l’incertezza generale, sparge una patina di banale politicismo, a parte le encomiabili intenzioni, sul pronunciamento finale degli organi direttivi di quel partito.
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