Il rimbalzo è possibile, ma per rimbalzare l’Italia ha bisogno non di soldi ma di un partito in grado di togliersi i pantaloncini corti (ehi, Zinga) e di una élite decisa a non combattere inutili battaglie di retroguardia. Tre svolte urgenti per il governo
Nella storia di un governo, arriva sempre un momento in cui i contraenti di un patto si ritrovano di fronte a un rischio ricorrente, ben riassunto da un vecchio detto popolare che suona grosso modo così: la via dell’inferno è costantemente lastricata di buone intenzioni. Nel caso specifico, la strada lastricata di buone intenzioni è quella impegnativa che si presenta oggi di fronte al governo e coincide con un percorso che l’Italia di Giuseppe Conte sembra voler percorrere senza avere in mente alcuna direzione concreta. La direzione in questione è quella che il governo dovrebbe tracciare urgentemente sul terreno di gioco per dimostrare di volere affrontare la fase 3 della pandemia, la convivenza con il virus, non con la pigra logica del galleggiamento ma con quella ambiziosa della navigazione. Ieri mattina, nel corso di un’audizione tenuta alle commissioni Bilancio e Politiche dell’Unione europea della Camera, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha avuto il coraggio di lanciare un messaggio al governo e ha suggerito alla maggioranza di abbandonare le titubanze e prendere atto che la stagione che stiamo vivendo non può più essere governata da una politica interessata solo a occuparsi di come compilare “il catalogo delle spese” ma deve essere governata da una politica in grado di costruire il futuro attraverso quello che Gentiloni chiama giustamente “il coraggio dello scegliere”. In questo contesto, avere il coraggio di scegliere, per il governo, significa prendere atto di alcune urgenti verità. La prima riguarda la necessità di mettere da parte ogni sciocca ideologia anti europeista e rendersi conto che se un governo decide di decretare lo stato d’emergenza quel governo ha il dovere di affrontare l’emergenza con tutte le forze a disposizione, smettendola dunque di tenere una mano dietro alla schiena. Il riferimento esplicito fatto da Gentiloni ieri in commissione è ovviamente al Mes e il commissario non si è limitato soltanto a ricordare che la linea di credito per le spese sanitarie non presenta condizionalità (“le condizionalità macroeconomiche che hanno caratterizzato la crisi precedente sono state eliminate per queste linee di credito straordinarie destinate alla Sanità”), ma ha aggiunto due dettagli solo apparentemente tecnici.
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