Roma. Lo scenario serpeggia nei Palazzi. Di bocca in bocca. Rimbalza dal Campidoglio e piomba su Montecitorio, passando dal Nazareno. Una vocina stridula e poco garantista, ma turborealista e feroce. Tanto feroce: e se l’unico modo per sbarrare la strada alla ricandidatura di Virginia Raggi a Roma fosse la condanna della sindaca nel processo d’Appello che inizierà il 19 ottobre? Un pensiero proibito, che si fa, eccome se si fa nelle stanze che contano, ma non si può dire. Di fatto sarebbe l’unica scappatoia dei rossogialli per togliersi di mezzo (forse) la grillina che, a dispetto delle liturgie, il mese scorso ha giocato d’anticipo. Lasciando di stucco la politica sotto l’ombrellone: signori, mi ricandido; chi mi ama, mi segua; e del Pd me ne infischio.
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