Roma. “Il Pd non può pensare di prendere i voti in Toscana con l’allarme fascismo e lo spirito resistenziale”, dice al Foglio Mario Curia, editore, fondatore e presidente della casa editrice, autorevole esponente di Confindustria Firenze. “Il problema è il lavoro che non c’è. La Toscana felix non esiste più. Quel modello è finito e non da ora, da anni. La Toscana, piaccia o no, si è inceppata da dieci anni a questa parte. A parte la moda e le filiere legate a health care e farmaceutica, che spesso hanno il loro quartier generale altrove, il resto non va. C’è rimasto un po’ di metalmeccanica, ma a parte il Nuovo Pignone il resto della meccanica è legata sempre al sistema moda. Le università e la ricerca sono in profonda crisi. L’unica cosa sulla quale la Toscana può essere un modello è il sistema sanitario. D’altronde l’85 per cento del bilancio regionale è in spesa sanitaria, ma tutto il resto è trascurato. Pensiamo ai trasporti o alle infrastrutture che non ci sono. Ci sono zone della Toscana che i corrieri considerano come isole. La Maremma, il Grossetano, la Garfagnana: uno paga la tariffa come se fossero la Sardegna o la Sicilia”.
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