Basta politicismi. Da ora in poi occorre siano poste ogni giorno domande su come verranno spesi i miliardi che devono ristrutturare l’Italia, rendendo inevitabili e urgenti vere risposte dettagliate. I nuovi nasi di Cleopatra è meglio evitarli, grazie
Tutto è in discussione nella politica italiana, e la si butta in caciara aspettando il varo imminente e completo dei talk-show per compiere l’opera, ma non l’essenziale. Prima delle minuzie, anche prima di dettagli importanti per la vita civile e per la vita quotidiana, si dovrebbero esigere risposte chiare a domande chiare sul Recovery fund. L’Unione europea, la nostra comunità politica e statuale allargata, ha stabilito per la prima volta nella sua storia che immense risorse, sotto forma di prestiti o di trasferimenti diretti, saranno messe a disposizione dei paesi membri secondo un principio di convergenza e di riequilibrio delle economie nazionali, aiutano solidalmente quelle meno forti e pimpanti nella crisi generale che accompagna la pandemia in corso. L’Europa stanzia un bilancio serio, mutualizza in parte il debito per generare nuove risorse, annulla o riduce la polarizzazione tra frugali e spendaccioni, tra nord e sud, e a questa svolta cruciale, che è cosa fatta e con certe regole deve essere attuata a partire dall’anno prossimo, i paesi che ne fanno parte, in specie quelli che godranno maggiormente delle risorse stanziate, devono rispondere approntando piani di investimento e spesa che siano significativi e rispettino il senso della grande svolta nella direzione di un bilancio comune.
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