“Gli scommettitori sono concentrati su questo: quanti voti prende Zaia, di quanto vince Zaia sul Pd, di quanto la lista Zaia supera quella della Lega”. Paolo Giaretta, primo segretario del Pd in Veneto, ex senatore, fondatore a suo tempo di una scuola regionale di formazione e di una rivista mensile, spiega lucidamente le ragioni della sconfitta certa del centrosinistra in Veneto, dove i problemi semmai sono tutti per Matteo Salvini, che spera in un successo non troppo trionfale del Doge. Già nel 2015, quando vinse la seconda volta con il 50,08 per cento, la lista Zaia prese il 23,08 per cento contro il 17,82 per cento della Lega. La volta prima, nel 2010, non c’era la lista del presidente ma c’era la Lega Nord - Liga Veneta, che conquistò il 35,16 per cento.
Le ragioni della scontata vittoria del centrodestra veneto sono dunque dovute a Luca Zaia, che governa con abilità mediatica la Regione da 10 anni e di cui abbiamo già parlato ampiamente in un monografico sul Foglio, ma anche grazie all’assenza di due elementi nell’opposizione: un’agenda pubblica radicalmente alternativa alla Lega e una leadership credibile e strutturata.
Dice l’ex senatore Giaretta al Foglio: “Zaia è un grande comunicatore, molto presente sul territorio. Ha le caratteristiche del vecchio politico, sa interpretare in modo naturale un senso comune che è diffuso tra la popolazione veneta. Quando ha fatto quell’orribile dichiarazione, di cui poi si è un po’ scusato, quella sui cinesi che mangiano i topi vivi, ha dato voce a una favola che si sente in tutti i bar del Veneto. In molti hanno detto: ecco, lo dice anche lui, ha ragione”.
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