Una mappa interattiva

Viaggio nell'Italia delle Regionali

Enrico Cicchetti

Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia: cos'è successo, fin qui, nei partiti e nelle coalizioni 

Si vota alle elezioni Regionali. È il momento di Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Le consultazioni erano previste tra marzo e giugno ma sono state rinviate al 20-21 settembre a causa della pandemia di Covid-19.

In fondo all'articolo la mappa navigabile con tutte quello che c'è da sapere sul voto nelle diverse regioni.

 

Cos'è successo, fin qui, nei partiti e nelle coalizioni
 

PD

Ci hanno provato in ogni modo a consegnarsi alla maledizione di D’Alema – scriveva Salvatore Merlo sul Foglio. E infatti, come Massimo finì con il collegare il voto delle regionali al gradimento intorno al suo governo (“che era già indebolito dalla lotta con Veltroni e dalle ambizioni di Prodi”, un po’ come Conte è indebolito dalle trame di Di Maio), così, allo stesso modo, il Pd e i Cinque stelle, inseguendo la cosiddetta alleanza organica, tentano con pervicacia di sottoporre al gradimento popolare la loro coabitazione in Parlamento e al governo del paese. “Una cazzata pazzesca”. Per fortuna però non ci riescono. “L’alleanza di fatto non esiste”. Pd e M5s non corrono insieme praticamente da nessuna parte. Salvati dunque dal destino, dalla fortuna, o forse da una certa provvidenziale incapacità ben distribuita nelle classi dirigenti dei due partiti.

Se il Pd dovesse perdere la Puglia, si aprirà il processo a Nicola Zingaretti. Ma se in Puglia i dem dovessero vincere, potrebbe essere il segretario a far saltare il banco. Bonaccini è lo sfidante designato (anche da Renzi). 

 

LEGA
 

Scrive Claudio Cerasa che “dopo la scoppola dell'Emilia Romagna, Salvini ha trovato un ottimo modo per evitare di perdere altre elezioni: candidare i leghisti solo laddove la Lega non ha nulla da perdere e affidare ai non leghisti le elezioni dove la Lega ha solo da perdere”. E così, ecco che in Toscana il centrodestra affida alla leghista Susanna Ceccardi la parte della nuova Lucia Borgonzoni in una regione in cui qualora la Lega dovesse perdere potrebbe dire, come successo già in Emilia Romagna, che vincere era quasi impossibile. In Puglia il centrodestra affida la guida della coalizione a quella vecchia volpe di Raffaele Fitto, di Fratelli d'Italia, in modo tale che, qualora il miracolo tentato da Ivan Scalfarotto non dovesse riuscire, ovvero far perdere Michele Emiliano, la Lega potrebbe avere un buon alibi per giustificare l'eventuale sconfitta del centrodestra: colpa di Fitto, colpa del non ricambio. Lo stesso vale per Francesco Acquaroli per le Marche e Stefano Caldoro per la Campania.

 

FDI

Dopo l’estate del Papeete, Salvini non ne ha più azzeccata una. Risultato: il punto di riferimento della destra oggi è la leader di FdI. Come notava qui il direttore del Foglio, a voler dare ascolto ai sondaggi e a giudicare anche dagli equilibri raggiunti oggi dalla coalizione di centrodestra in vista delle prossime regionali, non si commette un errore nel notare che mentre un anno fa il federatore-mediatore del centrodestra si chiamava Matteo Salvini oggi il federatore-mediatore si chiama Giorgia Meloni.  

 


M5S

Dalla Toscana alle Marche, fino in Liguria, i grillini si preparano al disastro del 20 settembre. Perfino in Campania il voto disgiunto per De Luca cresce. E in Liguria i 5s sabotano Sansa. Come scriveva qui Valerio Valentini, “il collasso generale, che pure sarebbe logico secondo le leggi della politica, alla fine non ci sarà, è solo perché il tracollo delle regionali non coglierà nessuno di sorpresa. E dunque, alla fine di questo lutto maturato in anticipo sull’accertamento della morte, si continuerà a far finta che non sia successo nulla, che va bene così. Perfino adesso, che quasi ovunque i consensi rispetto a cinque anni prima verranno dimezzati, falcidiati, ridotti a cifre irrilevanti, il M5s potrà illudersi di esistere ancora”.

 

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