dal "partito di bibbiano" al "partito della poltrona"

Così il M5s fomenta l'odio dei social contro gli alleati del Pd

La foto segnaletica di Gianni Pittella usata per la propaganda sul "taglio delle poltrone". Il post contestato dai dem, e poi rimosso

Domenico Di Sanzo

Stavolta è toccato a Gianni Pittella, emblema della casta secondo la propaganda grillina. Il solito obbrobrio di un partito che non disdegna di insultare neppure gli alleati di governo, per fermare l'emorragia di consenso

Sarà stata la frenesia delle ultime battute di campagna elettorale, forse la paura per un recupero del No in grado di macchiare il trionfo che tutti si aspettavano, magari una "ritorsione" per la mancata compattezza degli alleati di governo nella battaglia per il taglio dei parlamentari, fatto sta che il M5s ha deciso di trasformare Gianni Pittella in un bersaglio per la macchina del fango. E sì che Luigi Di Maio, due settimane fa, era stato categorico, e al Corriere della Sera s'era detto stupito di chi contestava al Movimento toni populisti a proposito del referendum:  "Guardi, io non vedo questa campagna anti-politica – aveva dichiarato – e ad ogni modo le motivazioni del Si sono talmente tante e concrete da non dover scadere in un approccio anti-politico, che troverei ingiusto". E chissà che allora non si sia dissociato, oggi, il ministro degli Esteri, da chi, nel M5s, ha deciso di ritrarre un senatore del Pd, un alleato di governo, in una specie di foto segnaletica, poi rimossa per un residuo senso della vergogna, o della decenza.

Pittella, ora senatore dem, già europarlamentare di lungo corso, è diventato suo malgrado un "testimonial al contrario" per la propaganda grillina che ha resuscitato le parole d'ordine anti-casta di qualche anno fa. La cronaca parla di un post, pubblicato su Facebook dal profilo ufficiale del Movimento, corredato da una grande foto di Pittella sormontata dalla scritta: "La prima Repubblica non si scolla mai". E una descrizione impietosa: "Gianni Pittella, incollato alla poltrona con tutta la famiglia dal 1979". In basso il claim, mutuato da certa comunicazione salviniana: "Lui vota No". Un attacco a testa bassa da parte del M5s, che ora ha cancellato il post. Ma il profilo dei grillini commentava l'immagine di Pittella parlando della politica come di "una cosa di famiglia" e ripercorrendo tutta la carriera politica del parlamentare dal Pd. Coinvolta dalla comunicazione dei Cinque Stelle anche la famiglia di Pittella. Dal padre Domenico, storico senatore socialista, passando per il fratello Marcello, consigliere regionale in Basilicata ed governatore lucano. "La politica in casa Pittella è un diritto acquisito, poiché il potere si tramanda di padre in figlio", scrive il M5s.

Ma i grillini dimenticano che Pittella, oltre a essere da poche settimane vicecapogruppo del Pd al Senato, è anche il relatore a Palazzo Madama sulla legge di Delegazione europea, il provvedimento con cui l'Italia recepisce le varie direttive comunitarie: e a conferirgli questo ruolo è stato peraltro proprio un grillino, quell'Ettore Licheri ex presidente della commissione Affari europei. Un alleato, insomma, e anche di peso. Come erano soci di maggioranza i leghisti Edoardo Rixi e Armando Siri, all'epoca del governo gialloverde, massacrati pure loro dalla propaganda grillina, per via delle loro vicende giudiziarie, e pure loro bersagliati alla vigilia di elezioni che s'annunciavano disastrose, per il M5s, e cioè quelle delle europee del maggio 2019.

 

Eterno ritorno di un tic, un riflesso condizionato: quello di un partito che, annaspando in sondaggi, sceglie la via dell'insulto, del dileggio, della delegittimazione un tanto al chilo. La ridefinizione degli assetti al vertice della macchina della comunicazione grillina, la probabile ansia di prestazione dei nuovi capi (tra cui Andrea Cottone, ex portavoce del ministro Alfonso Bonafede da poco approdato alla guida del gruppo comunicazione di Montecitorio) ha fatto il resto. In una giornata, peraltro, già segnata dalla gaffe surreale legata alla promozione di post di Salvini e Meloni su pagine Facebook finanziate coi fondi del gruppo del M5s a Montecitorio. Un inizio niente male, per il nuovo staff.

E così il Pd torna a incarnare, per interposto Pittella, la "piovra" del malaffare, come del resto era stato immortalato nell'iconografia grillina degli scorsi anni, prima che il ben più icastico "partito di Bibbiano" (quello che "in Emilia-Romagna toglieva alle famiglie i bambini con l'elettroshock per venderseli", cit. Di Maio) venisse sdoganato. Dal Pd reagisce il presidente dei senatori Andrea Marcucci: "Il M5s dovrebbe vergognarsi di chiamare in causa in modo così indecente il nostro senatore Pittella". L'interessato rimane dietro le quinte. Ma a chi lo ha sentito ha detto di essere tranquillo e "concentrato sulla campagna per il No, coerente con tutta la mia storia politica". 

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