E' tornato il rito stanco delle pagelle dell'Antimafia: ariecco gli "impresentabili"
A pochi giorni dalle regionali la nuova lista di proscrizione. Un'altra picconata alla presunzione di non colpevolezza
Sarà che il ritorno a scuola deve essere stato un richiamo troppo forte per astenersi dal giudizio. Fatto sta che a pochi giorni dalle elezioni regionali la Commissione parlamentare antimafia, presieduta dal grillino Nicola Morra, non si è fatta sfuggire l'occasione per dare seguito a un rito che si trascina ormai da almeno un paio di legislature (la pratica iniziò con la presidenza di Rosy Bindi): la lista di proscrizione dei cosiddetti candidati impresentabili. E cioè di tutti coloro che, per via di una condanna o anche soltanto di un procedimento pendente, non sarebbero conformi al codice di autoregolamentazione adottato dalla commissione stessa.
In Campania gli impresentabili a insindacabile giudizio dell'organo parlamentare nel complesso sono 8: Sabino Basso ("Campania libera- De Luca Presidente"), Orsola De Stefano ("Lega Salvini Campania"), Maria Grazia Di Scala ("Forza Italia Berlusconi con Caldoro"), Aureliano Iovine ("Liberaldemocratici Campania popolare moderati con De Luca"), Michele Langella ("Campania in Europa"), Monica Paolino ("Forza Italia Berlusconi con Caldoro"), Francesco Plaitano ("Partito Repubblicano Italiano") e Francesco Silvestro ("Forza Italia Berlusconi con Caldoro", per Stefano Caldoro Presidente). Mentre in Puglia sarebbero tre: Silvana Albani ("Puglia Solidale Verde" ), Vincenzo Gelardi ("Partito del Sud Meridionalisti Progressisti") e Raffaele Guido ("Fiamma Tricolore"). In Valle d'Aosta va contro i desiderata dell'onorabilità sociale l'ex presidente Augusto Rollandin ("Pour l'Autonomie").
A fianco a ognuno dei candidati la commissione elenca le ragioni per cui andrebbero esclusi dal voto: a parte il caso di Rollandin, unico a esser stato raggiunto da una sentenza passata in giudicato, gli altri sono tutti imputati per reati diversi e il dibattimento è tutt'ora in corso. Non esattamente il modo per ossequiare il principio stabilito dall'articolo 27 della Costituzione, secondo cui "l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva". Ma da un organo nato con l'obiettivo di proporre soluzioni per contrastare la criminalità organizzata e ridottosi a stilare pagelle nei giorni precedenti il voto non ci si poteva aspettare di meglio.