Ieri mattina abbiamo chiamato al telefono Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, uno dei giganti della grande distribuzione italiana, per provare a capire, assieme a lui, qualcosa di più sul particolare momento economico che sta vivendo il nostro paese. L’Italia, come è evidente, si trova in una situazione di mezzo, stretta tra il grande desiderio di ripartire (l’export a luglio, ha detto ieri l’Istat, è cresciuto del 5,7 per cento, più delle importazioni, cresciute invece del 4,8) e un’inevitabile paura del futuro (i depositi degli italiani, ad agosto, sono aumentati rispetto allo scorso anno di 110 miliardi, con un incremento rispetto a giugno di 17 miliardi). E in questo senso, ci è parso utile stimolare Francesco Pugliese perché chi è abituato a leggere ogni giorno i dati sui consumi della grande distribuzione ha uno sguardo privilegiato su quelli che sono i desideri e le paure degli italiani. La nostra conversazione con Pugliese nasce dunque per sviluppare questa idea, ma si conclude poi sviluppandone un’altra ancora più suggestiva, che in una certa misura c’entra anche con l’altro grande tema politico delle prossime ore il futuro politico delle regionali e il tentativo dei sovranisti di nascondere il sovranismo in campagna elettorale. Che c’entra tutto questo con i consumi? Che c’entra tutto questo con il cibo? Ci arriviamo. “Quello che vedo osservando costantemente i consumi – ci dice Pugliese – è che gli italiani offrono ogni giorno segnali che vanno in una direzione univoca: una gran voglia di tornare alla normalità e una gran paura che la normalità possa essere turbata da qualche altro evento imprevisto. Mi spiego meglio. Durante i mesi più duri abbiamo visto crescere in modo significativo i consumi di alcuni prodotti come la farina di lievito, cresciuta in modo esponenziale nelle settimane in cui il pane lo si preferiva fare in casa piuttosto che andarlo a comprare, mentre ora il consumo di questo prodotto è tornato ai valori del pre lockdown. Lo stesso vale per i prodotti dell’ortofrutta, che fino a qualche settimana fa venivano venduti nelle confezioni incellofanate in modo più consistente rispetto a un anno fa, per paura di acquistare della frutta e della verdura toccate da altri, ma anche questo valore nelle ultime settimane è tornato alla normalità, segno che la grande paura è stata in qualche modo messa alle spalle. Lo stesso vale per le vendite dell’e-commerce. Durante il periodo di maggiore paura, le vendite da remoto, del mondo alimentare, erano aumentate del 200 per cento rispetto all’anno precedente. Oggi siamo intorno a un più 60 per cento rispetto allo scorso anno, la stessa percentuale che avevamo registrato prima del lockdown”.
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