Sul'infrastruttura del futuro e sul resto dei dossier cinesi (porti, spionaggio, industria) il Dis si tiene su una posizione scomoda: senza litigare con l’America, ma senza urtare la Cina. Da che parte sta l’uomo dei servizi segreti di Conte. Sullo sfondo, la visita del segretario di stato Mike Pompeo in Italia a fine settembre
Gennaro Vecchione, lo zar dei servizi d’intelligence italiani, l’uomo di fiducia del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è considerato “poco deciso” quando si tratta di scegliere tra Atlantismo e Dragone. “Rispecchia perfettamente il comportamento ondivago di questo governo, no?”, domanda retoricamente al Foglio un rappresentante del mondo del business italiano in Asia. Da una parte i Cinque stelle, ancorati saldamente alla speranza (economica, soprattutto) che viene da Pechino, dall’altra l’imbarazzo del Partito democratico, che cerca di distinguere fra stato di diritto e opportunità economiche. In mezzo c’è la presidenza del Consiglio. E c’è Vecchione, che più del Copasir dovrebbe rappresentare la terzietà, il tecnicismo del mondo dell’intelligence. Ex prefetto, generale della Guardia di Finanza, Vecchione guida il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza dal 10 dicembre del 2018. E’ stato chiamato direttamente da Conte, che ha tenuto per sé le deleghe ai servizi segreti e ora vorrebbe prorogarne i vertici provocando i mal di pancia dei partiti al governo. Ma capire la posizione di Vecchione sulla Cina significa capire quali saranno le prossime mosse effettive del governo per mettere in sicurezza non solo le infrastrutture strategiche del paese, ma anche le relazioni con gli alleati tradizionali.
Il 2 marzo scorso, cioè quando l’epidemia da Covid era già iniziata ma non era ancora stata riconosciuta come una pandemia, Vecchione e Conte erano seduti l’uno accanto all’altro alla presentazione della relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza. Il capo del Dis ha pronunciato il suo discorso, e ha iniziato citando le minacce che arrivano dal terrorismo islamico, poi il fenomeno migratorio, le aggressioni economiche agli asset strategici italiani. Anche nella relazione testuale, in molti hanno notato una certa vaghezza sulle attività cinesi, sui potenziali rischi per le infrastrutture strategiche, sulla propaganda e sulla disinformazione.
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