A mezzanotte e quaranta nella notte fra domenica e lunedì, Eugenio Giani già aveva sensazioni positive, dopo che la macchina del centrosinistra - seriamente spaventata dalla possibilità di perdere - aveva passato le ultime settimane a mobilitare tutto il suo elettorato, tra misericordie e case del popolo: “Affluenza ottima nei luoghi a me favorevoli, Prato, Firenze Empoli, e bassa nei luoghi più sfavorevoli, Massa e Grosseto”. Stefano Bruzzesi, il suo stratega politico, assente in pubblico ma presentissimo in ogni riunione e sempre accanto al neo-presidente della Regione Toscana, da giorni ribadiva “cauto ottimismo” e prevedeva una vittoria del centrosinistra di almeno 4 punti. Ha passato tutta l’estate, Bruzzesi - che si autodefinisce un Richelieu (i leghisti lo chiamano, meno simpaticamente, Rommel) - a spiegare a Giani e alla sua coalizione perché la sfida con il centrodestra non era da sottovalutare e perché Susanna Ceccardi “non è Lucia Borgonzoni”.
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