In audizione al Copasir, il premier replica ai grillini arrabbiati per non essere stati avvisati della riforma dei vertici dell'intelligence. Immagine di un Movimento allo sbando su cui Conte, seppur inamovibile, deve fare affidamento per non restare immobile
La battuta l’ha lasciata cadere un po’ così, quasi inconsapevole, forse, dell’effetto che avrebbe prodotto, tanto più se pronunciata in una sede dove le parole hanno un peso diverso che altrove. “I capi delegazione sapevano, con loro avevo condiviso la scelta”, ha detto Giuseppe Conte durante la sua audizione al Copasir. E la frecciata era rivolta al suo allievo prediletto, da cui di fatto è stato accompagnato sul proscenio della politica romana e di lì a Palazzo Chigi, quell’Alfonso Bonafede che del resto a buona parte dei deputati e dei senatori appare come un’entità astratta, presenza impalpabile.
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