Archivia la stagione del renzismo, Eugenio Giani, neo presidente della Regione Toscana, che in questa lunga intervista al Foglio ricorda le sue origini politiche socialiste, nate da ragazzino nella scuola di cultura politica fiorentina della fondazione Fratelli Rosselli, grazie agli insegnamenti di un maestro d’eccezione, Zeffiro Ciuffoletti, all’epoca suo insegnante di italiano alle medie. “A Roma cercano sempre di dare etichette a tutti, ma valgono fino a un certo punto. Io sono il Giani e la stagione della rottamazione è finita”, dice Giani al Foglio prima di correre al Mandela forum per la festa con il segretario del Pd Nicola Zingaretti. “Adesso è l’ora del Pd inclusivo Giani-Zingaretti”, ci dice il presidente toscano, visibilmente ringalluzzito dalla vittoria elettorale: “Ora sto bene, cinque giorni fa meno. Anche se non ho mai avuto davvero paura. Certo, c’era la tensione da un lato ma dall’altro non ho mai temuto la sconfitta, perché vedevo la realtà e l’affetto di cui ero circondato; venivo bloccato per strada a Firenze, nella città che mi aveva incoraggiato a presentarmi già cinque anni fa. In più fuori, in giro per la Regione, c’erano una serie di sindaci che mi incoraggiavano”.
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