Quelli del no, a parte i fasulli che sono dappertutto, anche nel sì ovviamente, hanno simpaticamente preso fischi per fiaschi. Molinari deve prendersi un consulente politico, perché il commento di ieri faceva pena. Non è più complicato di così. Hanno detto che ci sarebbe stata una nuova grande festa populista e antiparlamentare. Non c’è. Hanno detto che doveva essere un referendum contro i grillini. Non ce n’era bisogno, come si vede agevolmente oltre la nebbia del risentimento e del temperamento caratteriale. Hanno detto che la Costituzione non si cambia così, il che è vero salvo il fatto che è il primo cambiamento in mezzo secolo, il poco del possibile, al quale seguirà qualche aggiustamento importante, il possibile del poco, spero prima di un altro mezzo secolo. Hanno detto che un Parlamento meno affollato è la morte del Parlamento, si accorgeranno della verità dell’opposto. Hanno detto che il Pd è a rimorchio di Gribbels, o ex Gribbels, e palesemente non era vero. Hanno detto che per governare ci vuole un’anima, e questa fa decisamente ridere: ci vuole un comportamento credibile in un dato concorso di circostanze, punto. Da quando erano voto-subitisti, poco più di un anno fa, ne hanno sbagliate parecchie. Molta gnagnera contro Zingaretti e Franceschini e Bettini, che secondo loro si riparavano per governismo deteriore dietro al fantasma di Salvini, ma i capi del Pd e del governo Bisconte hanno indebolito la demagogia, tutelato la sanità pubblica in periodo di crisi nera, affrontato i problemi principali di un’economia alla frutta e di una condizione sociale allarmante, rafforzato e rilanciato l’Italia nel quadro di una grande svolta europea: la prospettata riforma del trattato di Dublino, tra l’altro, vale più del ritocco o del rovesciamento di circolari sulla sicurezza emesse da un Truce in autoaffondamento pertinace e grifagno, già di fatto superate dalla condotta dell’Interno guidato da Lamorgese.
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