Il reggente teme la resa dei conti tra Di Maio, Fico, Taverna e Dibba. Mancano strutture e regole per fare il congresso, e così spunta l'idea di istituire un nuovo direttorio a scadenza. Sembra uno scherzo, e invece è il partito di maggioranza relativa.
I maliziosi ci vedranno la voracità di chi c’ha preso gusto, del capo pro tempore che vuole prorogare il tempo che gli è stato assegnato. E invece, dipendesse da lui, “sarebbe finita da un pezzo”. Perché Vito Crimi ai suoi confidenti non fa mistero di essersi stufato, costretto com’è a cantare e portare la croce, fare il reggente di un qualcosa che non può essere retto. E però, se si è rassegnato a rimanere a capo del M5s ancora un po’, un po’ che non è poca cosa, è perché sa che “farli così, gli Stati generali, urlando sui giornali, non avrebbe senso”. E insomma stilando cronoprogrammi, facendo e disfacendo tabelle di marcia, ha capito che prima del 2021 non ci sarà alcun nuovo capo politico a sostituirlo: nessuno, almeno, che sia pienamente legittimato nel ruolo di leader. Con buona pace dei tanti che strillano: “Facciamo presto”.
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