Ora che c’è quest’aria sbarazzina, un po’ per il pareggio elettorale, un po’ per la vittoria del sì (ma io ho votato no), e si torna a parlare di competenza e selezione della classe dirigente, vorrei invitare Carlo Calenda a candidarsi a sindaco di Roma. Lo so che si è già espresso per il no, cioè il no a fare il sindaco, ma io insisto, cercando di far leva su vari aspetti di Calenda. Per farlo uso un’espressione gergale napoletana che dovrebbe racchiuder quanto ho in testa, e cioè: Calenda tiene un po’ la capa fresca. Attenzione, qui il gergo dialettale serve a connotare un carattere positivo della persona. Uno che spariglia, per spirito di avventura e gusto della sfida difficile. Uno che piace anche a quelli che non la pensano come lui, a volte proprio in ragione della capa fresca. O almeno se non piace, non dispiace e comunque si ricorda. Uno che, caratteristica importante, è disposto al dialogo e piace ai giovani, anche perché, per una settimana, si è fatto gestire Twitter da Luca Bizzarri, e ai giovani questa cosa è piaciuta, o almeno non è dispiaciuta, e in un modo o nell’altro, i suddetti giovani, se la ricordano ancora.
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