Sospesi tra la Cina e gli Usa. Cos'è successo giovedì a Palazzo Chigi. Il confronto tra i dem Amendola, Guerini e Gulatieri coi grillini Patuanelli e Di Maio. E in mezzo il premier, coi suoi scrupoli da giurista
Le tensioni internazionali racchiuse in una stanza. Da un capo all’altro del tavolo, sfumature di vedute che potrebbero rendere precario l’equilibrio su cui l’Italia deve muoversi. D’altronde, che le decisioni relative al 5G abbiano soprattutto a che vedere con questioni di geopolitica, era chiaro a tutti i ministri che giovedì pomeriggio si sono ritrovati intorno a Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi. Perché, certo, gli scrupoli da giurista che il premier ha esposto ai suoi interlocutori sono tutti fondati: ché in Italia la cultura del diritto esige le sue cautele, per cui procedere a un bando formale di Huawei dalla rete del 5G esporrebbe il governo a possibili ricorsi cinesi. Sennonché, appunto, questa partita non la si può giocare solo in punto di diritto. Perché in ballo ci sono scelte di campo in un mondo che, anche intorno al 5G, s’avvia a dividersi in blocchi contrapposti che ricordano i decenni della Guerra Fredda.
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