Il futuro del Movimento
M5s in conclave in un agriturismo. Crimi: torniamo alle origini. E così i grillini scoprono il Recovery farm
Riunione a porte chiuse per ministri e sottosegretari in una fattoria alle porte di Roma tra marmellate e vini locali
Il luogo è di quelli bucolici, i più sofisticati lo definirebbero decadente, pasoliniano, perché è vero che siamo in campagna, ma i palazzoni dell’ospedale San Filippo Neri in lontananza e le gru che si intravedono verso sud levano ogni dubbio sul fatto che siamo proprio in città non c’è dubbio. Per la precisione, nella borgata di Ottavia, terra natia di Virginia Raggi. A sentire il capo politico Vito Crimi però è proprio per questo che è stato scelto l’agriturismo Cobragor per questo improbabile conclave tra ministri grillini: una segretissima, lunga intensa riunione (dalle 16 a dopo cena) gustando i prodotti del posto (l’agriturismo ospita un’azienda agricola con orto, alberi da frutto, maiali e polli). "Questo è un luogo simbolico: un agriturismo dentro Roma ma in mezzo alla natura, una sorta di ritorno alle nostre origini", ha detto Crimi superando la sbarra che è stata scelta convenzionalmente come confine per cronisti e fotografi.
Alla faccia delle origini però, chi prima e chi dopo, non in autobus, ma in auto blu (grigia) arrivano i primi ministri, viceministri e sottosegretari grillini: Sergio Costa, Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli, Riccardo Fraccaro, Paola Pisano. Lucia Azzolina sarà in collegamento su zoom, Nunzia Catalfo idem perché è in quarentena. Manca Alfonso Bonafede, il capodelegazione, che presto sarà della comitiva.
Ad attenderli, in questa fattoria fuoriporta, marmellate e prodotti tipici, vino doc e carni locali. Insomma dal Recovery fund al Recovery farm il passo è breve.
“Non so perché abbiano scelto questo posto, non sono una militante, sono una semplice contadina, non c’entro nulla con il M5s, ci avevano detto sarebbe stata una semplice cena”, ha spiegato imbarazzata la signora Francesca che con il marito e i figlio gestisce l’azienda agricola, il ristorante e il mercatino bio (forse Virginia Raggi, che vive qui vicino veniva a comprare la verdura?).
Poi, spiega che, avendo i grillini prenotato tutto quanto, adesso chiedono di tenere i giornalisti il più lontano possibile. Eppure non sembra che i vertici M5s si siano impegnati così tanto per mantenere il massimo riserbo sulla riunione. Fuori dalla sbarra il circo mediatico è al completo. “E meno male che doveva essere una riunione segreta”, ha ironizzato arrivando Gianluca Perilli, capogruppo al Senato e con Riccardo Ricciardi, vicecapogruppo alla Camera dei deputati, tra i parlamentari “imbucati” al caminetto ministeriale. Di che si parlerà? Mes, decreti sicurezza, stati generali, rimpasto di governo? “Macché se ci siamo noi - scherza ma non troppo Riccardi - è perché non si decide nulla“.
Ma se ci sono loro arriverà anche lui, Alessandro Di Battista, il leader in salamoia pronto alla scissione che dopo le regionali ha detto “È la più grande sconfitta della storia del M5S”?
Il capo delegazione del M5S al governo, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede arriva più tardi degli altri e si limita a un breve e vago commento: “Il M5S è cresciuto e adesso cerca di accettare nuove sfide”. Il più loquace è il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. “Sento parlare di scissioni da quando nel 2018 ho iniziato a fare politica, Nel Movimento serve un dialogo, serve capire che cos’è accaduto nei territori, per quello siamo qui”.
Qualcuno fa notare però come non si sappia nulla sulle date e l’organizzazione degli Stati Generali del M5S. Qui arriva la frase sibillina del viceministro: “Magari già da domani si capirà meglio”. Su un eventuale rimpasto di governo arriva un no netto. “Rimpasti? Non credo assolutamente”. Più in generale sul M5S: “Sicuramente serve un leader, ma intorno serve un gruppo di persone che consigliano”. Nessun timore che il Pd possa approfittare della debolezza (che Sileri non nega) dei grillini: “La debolezza di una forza rischia di diventare la debolezza del governo”. Il tutto mentre il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano apre a modifiche al reddito di cittadinanza: “Conte vuole modificarlo per migliorarlo, sono assolutamente d’accordo”.