Roma. “A Eugenio Giani e al nuovo governo toscano chiedo: fate presto a lanciare politiche pro-impresa”. Alessio Marco Ranaldo, 33 anni, produce moquette, tessuti per allestimenti fieristici, da arredamento e tecnici, ed è il presidente di Confindustria Toscana. Dal 2017, da quando è diventato capo degli industriali toscani, rivolge appelli alla Regione. Alcuni, ammette, sono rimasti inascoltati dal governo precedente ma adesso spera in un clima più favorevole. Anche perché gli effetti dell’emergenza sanitaria si fanno sentire. Secondo i dati del centro studi Confindustria regionale, “l’export della Toscana nel secondo trimestre del 2020 segna una flessione del 29 per cento che scende al -38 per cento se depuriamo il dato dai metalli preziosi (i cui valori risultano fortemente influenzati dalla fluttuazione del prezzo dell’oro) e al – 42 per cento se escludiamo anche il comparto della farmaceutica. La flessione della Toscana supera quella media nazionale e quella rilevata in alcune regioni di benchmark”. Insomma, dice Ranaldo, “il vecchio corso si è concluso in un tempo strano. Tutto sommato, fino all’inizio della campagna elettorale eravamo calati in un mondo in cui volevano crescere e cercavamo di fare il 2-3 per cento in più. Adesso cerchiamo di sopravvivere”. Il tema della sopravvivenza, dice il presidente Ranaldo, è “quello vero”, quello più urgente. Tutti ne hanno risentito, anche la sua azienda: “Dopo quattro mesi senza fatturare è chiaro che adesso c’è da ritrovare un equilibrio. La politica adesso dia un indirizzo, ascolti le richieste che abbiamo fatto in questi anni. Alcune risposte sono mancate”. I temi su cui serve attenzione sono quelli della campagna elettorale: dalle infrastrutture rimaste a metà (fisiche e non solo) al piano dei rifiuti. “Servono indirizzi politici rapidi. Noi facciamo la nostra parte, ma il governo della Regione deve fare la sua”. Pensiamo per esempio alla questione dei rifiuti industriali, “che vengono mandati a smaltire fuori Regione. Tutti quei rifiuti che non rientrano nell’economia circolare li diamo a qualcun altro e lo paghiamo perché lo faccia al posto nostro”. E così non può essere, dice Ranaldo. C’è poi un problema di crescita. La Toscana, a differenza dell’Emilia-Romagna, è una Regione che non cresce più. “E’ un problema evidente a tutti. La Toscana esporta molto e non c’è dubbio sulla qualità dei suoi prodotti. Ma le condizioni per fare impresa che ci sono in Emilia-Romagna non sono le stesse della Toscana. Dunque, potrà sembrare una frase fatta, ma è chiaro che dobbiamo ripartire dai fondamentali”. La mancanza di crescita è diventata un problema strutturale, “però ci sono anche delle occasioni perse. Su alcune cose, lo dico senza animosità, non siamo stati ascoltati. Su tanti argomenti si poteva far meglio. E il fatto che il mercato del lavoro sia qui più fermo che in altre Regioni è una conseguenza di scelte politiche. Un imprenditore che fa il suo lavoro deve far quadrare i conti. Se è competitivo, esporta altrimenti no. Ma purtroppo le condizioni esterne non hanno agevolato le imprese toscane. Servono dunque politiche regionali più pro impresa”. La Regione è come un’azienda, dice il presidente Ranaldo, e quindi, “come abbiamo ribadito il giorno dopo le elezioni, serve un piano industriale per il rilancio della Toscana. Se io vado in banca a chiedere un finanziamento, la banca mi chiede un programma ex ante per vedere quanto è solido il mio progetto. Ecco a me sembrerebbe corretto che la politica facesse altrettanto verso le aziende. Non chiediamo troppi dettagli, naturalmente, ma una stima di dove vogliamo andare, e con quali risorse, sì. Mi pare una cosa di buon senso”. Chi fa politica, dice Ranaldo, “ha responsabilità di governo e ha l’obbligo di indicare una direzione. Capisco la mediazione degli interessi, ma chi ha un’azienda sa che serve una visione alta per il bene dell’azienda”. Insomma, la Regione ha bisogno di rilanciarsi e ha anche bisogno di puntare sull’Europa. Per questo servirebbero anche alla Toscana i soldi del Mes: “Hanno condizioni migliori rispetto ad altre forme di finanziamento. E poi sono soldi europei. Non voglio dire che sono soldi nostri ma l’Europa serve anche a questo: ti consente di avere le spalle più larghe quando c’è bisogno. Onestamente, non capisco tutta questa polemica politica. Abbiamo alternative reali, concrete, facili, migliori?”.
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