Renzi nel Pd, ovvio. E’ un elder statesman che non sa di esserlo, l’ex royal baby. Ha macroneggiato per tre anni in anticipo sul maestro dell’Eliseo, con risultati notevoli, e ha liberato la sinistra dal mostruoso pregiudizio dell’antiberlusconismo ideologico e da molte altre catene (Cerasa docet). Poi è rimasto impiccato a un suo comprensibile errore (Mattarella invece che Amato, referendum dunque perduto) e alla tigna del vecchio Cav., che all’inizio aveva investito molto sul suo successore a sorpresa, uomo d’oltrecortina, per così dire. Ora la sua creatura politica scissionistica deve farsi assalire dalla realtà, insieme con Calenda e il gruppazzo ultraeuropeista della Bonino: non c’è spazio, fuori del Pd, se non per galleggiare, e non si sa per quanto tempo ancora (vedi l’affaire Toscana, oltre che i risultati elettorali trascorsi).
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