Il ministro degli Esteri rilancia l'asse col Pd, e snobba Dibba, che non ha le truppe per fare una scissione. L'ex capo grillino prepara la mediazione col capo di Rousseau, e si gode i timori e i tremori di Conte
Ostenta indifferenza al delirio collettivo. Dissimula una calma inverosimile, quasi che quel Movimento che per oltre due anni ha guidato non fosse cosa sua. Luigi Di Maio sta lì, tetragono ai rivolgimenti interni, con l’aria di chi nel bluff di quanti paventano scissioni ci crede fino a un certo punto. E così, a chi nelle scorse ore gli ha chiesto se era a conoscenza di cosa Casaleggio stesse promettendo ai parlamentari grillini per indurli alla rivolta, il ministro degli Esteri ha risposto un poco serafico che no, non lo sapeva, ma che comunque lui, Di Maio, poteva “offrire la possibilità di contare davvero”. In sostanza, di stare al governo.
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