editoriali

Effetto Renzi, pochi voti ma le sue idee pesano

Quota 100, decreti “Sicurezza”, scuola. Il riformismo al governo è made in Leopolda

Il Matteo Renzi agostano del 2019 ha indovinato la mossa del cavallo (favorita dallo scarto dell’asino) con cui ha dato il primo impulso alla maggioranza ora ben stabilizzata in sella. Ma nella politica italiana continua ad agire anche un altro Matteo Renzi, precedente a quel per lui fortunato rovesciamento di alleanze, e che è stato in grado di determinare, con il primo tentativo da sinistra di un moderno riformismo liberale, una stagione non ancora finita. Insomma, c’è un Renzi tattico e un Renzi strategico, una moltiplicazione di ruoli che stride ironicamente con gli striminziti consensi elettorali di Italia viva. Ieri il Renzi antico si è riaffacciato, parlando di programmi e ascrivendo una serie di “Fatto!” alla attività politica del governo e perciò rivendicando il senso della partecipazione di Iv alla maggioranza. Ha elencato la cancellazione delle parti essenziali dei decreti “Sicurezza”, il mancato rinnovo di quota 100, l’adesione a una linea pienamente europeista. A volte fa l’effetto della mosca cocchiera, e un po’ tende a enfatizzare eccessivamente certi risultati (quota 100 scadeva comunque e si tratterebbe semmai di ragionare sul dopo, i decreti “Sicurezza” mantengono alcune caratteristiche velatamente salviniane), ma è vero che, pur non portando ondate di consensi, è da quell’armamentario che sa tanto di Leopolde e di governo in jeans e camicia bianca che continuano ad arrivare non solo idee e suggestioni ma progetti spendibili e realizzabili. Vale anche per i ministri a cinque stelle, ad esempio la scelta di tenere duro sul concorso per la scuola aveva un sapore renziano e ha avuto coerentemente il sostegno esplicito di Iv. Mentre il successo nella riduzione dei parlamentari, invece di accendere ricordi fastidiosi e scatenare una specie di invidia renziana, crea il terreno per andare avanti nelle modifiche costituzionali, specialmente verso un progetto di monocameralismo. Resta il Cnel e restano, più salde che mai dopo le vicende elettorali e l’impegno sulla pandemia, le competenze regionali, ma ugualmente il disegno renziano di revisione costituzionale sembra ritornare sotto altre vesti. Si potrebbe quasi azzardare un “non possiamo non dirci renziani”, solo che, a dirlo, sono sempre di meno.

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