È evidente a tutti che si sta assistendo da tempo ormai ad un ritorno rilevante dello Stato nelle dinamiche dell’economia nazionale. Per dimostrarlo basta osservare quante importanti società quotate in borsa in Italia hanno oggi fra i loro azionisti il Ministero dell’Economia e delle Finanze, o società da quest’ultimo controllate. Oppure è sufficiente notare quanto si tenda nel dibattito pubblico a richiedere l’intervento dello Stato ogni volta che si è di fronte ad una crisi aziendale, indicando in sostanza qualsiasi attività economica o impresa come “strategica” e spiegando che solo con la presenza del “pubblico” si può raggiungere un maggior controllo degli investimenti ed una maggiore efficienza. Eppure non mancano gli esempi che ci ricordano che quando è il settore pubblico a gestire delle attività i risultati non sono spesso così straordinari: basti pensare alla sanità e alle inefficienze delle spese delle varie regioni su questo tema oppure alle condizioni di molte strade statali, gestite appunto dal "pubblico" e non dai privati. Analizzando questo scenario sopra richiamato può essere quindi utile chiedersi che fine ha fatto il “mercato” in Italia oggi? Siamo sicuri che la crescita del peso dello stato in ogni settore economico sia un bene o che comunque rappresenti sempre una soluzione efficiente?
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