Di che cosa ha bisogno Roma, oggi, nel bel mezzo della pandemia ma soprattutto in prospettiva, quando dalla pandemia si uscirà e la capitale dovrà essere o almeno provare a essere motore di ripresa. Individuare il bisogno è però parte stessa del problema, e Giovanni Caudo, presidente di centrosinistra del terzo municipio (“vinto” nel 2018 alla testa di una coalizione larghissima), annuncia al Foglio di “essere pronto” a candidarsi se, come si augura, si faranno le primarie del campo progressista, convinto che Roma abbia bisogno intanto di “non essere raccontata sempre con lo stesso lessico lamentoso, come città sospesa tra assistenzialismo e degrado ladrone. La retorica ci ha fatto male”. “Mi metto quindi a disposizione”, dice Caudo, “per costruire un percorso e aprire un dialogo ampio sui mali di Roma. E le primarie, in questo senso, sono una grande occasione: le dobbiamo a una città che attende un progetto capace di riportarla nel ventunesimo secolo. Io vorrei dare alla competizione per l'elezione del prossimo sindaco un contributo per il cambiamento, anche nell'ottica di scelte radicali. Evitiamo insomma di considerare la 'manutenzione ordinaria' della città come strada obbligata. Teniamo insieme il marciapiede e il cielo: sul marciapiede incontri le persone e le ascolti, vedi i problemi, ma poi devi volare alto e coltivare l'ambizione per una città che è capitale al quadrato”.
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