Passeggiate romane
Calenda si è deciso a scendere in campo a Roma. A Milano, Sala annuncerà il suo bis
Il segretario del Pd ha due problemi. Che fare nella Capitale e nel capoluogo lombardo? I candidati che non ci sono e la grana Raggi
Queste elezioni amministrative sono andate bene al Pd, ma Nicola Zingaretti sa bene che una prova molto più difficile lo attende. Il nuovo fronte infatti sarà quello di primavera, quando gli elettori saranno chiamati a votare per il governo di città di peso come Roma, Milano, Torino e Napoli. Attualmente il centrosinistra non ha un candidato in nessuno di questi comuni, ma il tempo stringe e il leader del Pd vorrebbe accelerare. “È vero che nessuno schieramento ha scelto, solo Virginia Raggi è già scesa in campo a Roma, anche se la sua è un’auto candidatura. Ora dobbiamo metterci al lavoro sentendo innanzitutto le realtà cittadine”.
A Milano non è chiaro ancora cosa farà il sindaco Beppe Sala. Il primo cittadino del capoluogo lombardo aveva spinto molto su un ipotetico rimpasto di governo, nella speranza di trovare una via d’uscita. Ma quella strada ormai è bloccata. E a questo punto Sala dovrà fare la sua scelta: resterà e proverà un secondo giro? I dem stanno studiando alternative possibili (Pierfrancesco Majorino e l’assessore all’urbanistica Maran). Ma alla fine il Pd ha capito cosa farà Sala: aspetterà gli stati generali che lui stesso ha convocato a Milano per annunciare a inizio novembre la sua candidatura.
Il più delicato però è il capitolo Roma. Come si muoverà in quel territorio minato il segretario del Partito democratico? Gli appelli al senso di responsabilità da lui rivolti soprattutto a Enrico Letta e Davide Sassoli non hanno sortito nessun effetto. I big Pd spendibili per la corsa al Campidoglio hanno troppa paura di bruciarsi. Quindi ora Zingaretti si ritrova con quelli che i giornali hanno battezzato “i 7 nani”, cioè una decina di esponenti locali che si stanno candidando per la guida della Capitale. Come se non bastasse Carlo Calenda, che è uscito abbastanza ammaccato dalle amministrative, ha però capito che sul fronte capitolino per lui si apre un’autostrada, visto che dalle primarie del Pd tra i sette nani non uscirà un nome forte. Perciò l’ex ministro dello Sviluppo economico punta a candidarsi, convinto di riuscire a conquistare una parte dell’elettorato del Pd.
Al Pd però temono che in uno scenario simile non riescano ad andare al ballottaggio né il candidato dem né Calenda. Si profilerebbe quindi uno sconto al secondo turno tra il candidato della destra e la sindaca Raggi. Il che indubbiamente, stando ai dem, favorirebbe il candidato scelto da Giorgia Meloni e Matteo Salvini perché difficilmente tutto l’elettorato Pd voterebbe Raggi al ballottaggio. La speranza quindi è sempre la stessa: che in un modo o nell’altro l’attuale sindaca si ritiri in modo che si possa provare la strada di una candidatura comune dell’alleanza di governo.