Stati generali, dibattiti generalissimi. Le riunioni provinciali degli attivisti del M5s produrranno dei documenti di sintesi da portare all'assemblea nazionale del 7 novembre. Ma non ci saranno quesiti specifici: anche per evitare che si metta in discussione il vincolo tanto caro a Casaleggio
Più che ribadire il punto, Vito Crimi s'è premurato di evitarlo, il punto. Che è poi quello che più di tutti preoccupa e angoscia, nel mondo del M5s. Perché il limite dei due mandati è forse l'ultimo, residuo, tratto distintivo di un movimento che, con buona pace del suo figlio padrone Davide Casaleggio, s'è ormai omologato in tutto e per tutto ai partiti tradizionali. Ed è a quel feticcio che gli attivisti s'aggrappano per illudersi ancora della loro diversità antropologica rispetto agli iscritti di tutte le altre forze politiche; è nel mantenimento di quel vincolo che le nuove leve del M5s, eletti alla loro prima legislatura, sperano per poter liquidare i loro colleghi più anziani e farsi largo tra le prime file; ed è quello lo spauracchio peggiore per i grillini di più lungo corso, quelli arrivati al loro secondo giro di giostra e vedono quella regola come la prefigurazione del ritorno alla loro vita passata, la rinegoziazione del mutuo, quell'anonima fatica quotidiana che a vederla dagli scranni del Parlamento non deve apparire granché auspicabile.
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