Aprirsi come “contenitore”, fare le primarie, non fare le primarie, trovare un nome, vedere che cosa fanno gli altri (Cinque Stelle), infischiarsene degli altri: sono mesi che il Pd si vede comparire davanti la questione “prossimo sindaco di Roma”. E sono mesi che sottotraccia corre, a intermittenza, la cosiddetta “ipotesi Calenda”. E però pareva a un certo punto essersi sfilato dal campo, l'ex ministro Calenda, tanto che durante l'estate si erano attivati in tanti e tante: chi ufficialmente, chi ufficiosamente, chi in gruppo, chi da solo – tutti però pensando di essere diretti verso lo scenario “primarie”, motivo per cui sulle primarie si era registrata anche una certa pressione sul Pd. E però poi Calenda ha detto “vediamo”, ha commissionato non uno ma due sondaggi, e sullo scenario è piombato un enorme punto interrogativo. Che ora piomba a sua volta sul “tavolo della coalizione” di domani: una riunione con i segretari locali del Pd e dei partiti di centrosinistra, i presidenti di municipio e i capigruppo dell'opposizione a Virginia Raggi, con l'idea di “aprire il cantiere del fronte progressista”. In vista delle primarie? Dipende. Non si sa, infatti, che cosa alla fine potrebbe capitare a quelle che erano state definite malignamente, anche se scherzosamente, “primarie dei sette nani” , per via del numero dei possibili partecipanti ufficiali e ufficiosi alla contesa e l'assenza dalla stessa dei cosiddetti “big”.
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