La riunione con gli europarlamentari dovrebbe essere il primo passo verso un riposizionamento a Bruxelles. Ma il leader della Lega non vuole far dispiacere a Borghi e Bagnai, più combattivi che mai. "Ma se non si cambia, io lascio il ruolo di responsabile Esteri", dice il vicesegretario
Non che qualcuno si aspetti che sia oggi, il giorno della svolta. E però certo un segnale Matteo Salvini dovrebbe darlo, per indicare l’inizio di un percorso ancora lungo, che nella mente del capo della Lega è al momento tutt’altro che definito, tutt’altro che irreversibile. E che invece, stando ai ragionamenti che il suo vice e consigliere va facendo da tempo, è l’unico che impedirebbe al Carroccio la condanna all’irrilevanza imperitura. E se è vero che la riunione che oggi i due terranno con la pattuglia di europarlamentari non sarà risolutiva ai fini del riposizionamento del partito nello scacchiere europeo, è anche vero che Giancarlo Giorgetti si attende che sia significativa di un nuovo corso. Altrimenti nei giorni passati non si sarebbe sfogato coi suoi più storici confidenti con toni così categorici e sconfortati al tempo stesso, arrivando a paventare le dimissioni da responsabile del dipartimento Esteri della Lega. Un incarico che l’ex sottosegretario alla Presidenza è intenzionato a ricoprire solo nella misura in cui può davvero esercitarne i poteri che ne derivano, con pieno mandato, “ché non è certo di uno strapuntino che ho bisogno”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE