Viale Mazzini
Rai, la Lega ormai è fuori da tutto. E a Salvini non va nemmeno Isoradio
Il Carroccio fuori da tutte le nomine, per il centrodestra fa incetta Fratelli d'Italia
Il presidente Foa è a margini, il consigliere De Blasio è assente e Morelli non si parla con Salini: così il primo partito italiano è diventato ininfluente nella tv di stato
La parabola è semplice, contenuta in un gioco di parole: da Isoardi a Isoradio. L'ultima porta in faccia presa dalla Lega in Rai è stata infatti la direzione del canale radiofonico attivo 24 ore al giorno, che informa gli ascoltatori con notizie di infomobilità. La direzione di Isoradio doveva andare ad Angela Mariella, in quota Carroccio. Ma alla fine Fabrizio Salini ha optato per l'interim, lasciando così, per l'ennesima volta, Matteo Salvini a bocca asciutta. "Ancora un buco nell'acqua", commentano sconsolati i leghisti, ormai inermi davanti a un andazzo che nessuno riesce più a raddrizzare. Per questo sembrano lontanissimi i tempi in cui Salvini, fidanzato di Elisa Isoardi, era venerato come una divinità tutte le volte che si affacciava tra il pubblico della Prova del cuoco.
La Lega ormai sembra fuori da qualsiasi nomina, comprese quelle che per accordi interni (il manuale Cencelli) spettano all'opposizione. La quota del centrodestra, infatti, viene sempre occupata dallo scaltro Giampaolo Rossi, consigliere di amministrazione a viale Mazzini legato a Giorgia Meloni.
Eppure la Lega, ai tempi del governo gialloverde, brigò e non poco per esprimere il presidente della Rai, il sovranista Marcello Foa, oltra a Igor De Blasio, amico fraterno del Capitano, nel consiglio d'amministrazione. Peccato che le cose siano cambiate: Foa viene dato come poco influente e De Blasio come totalmente assente da qualsiasi trattativa, anche perché intanto è stato nominato ad di Arexpo a Milano. "E quindi scende a Roma due volte al mese solo per votare nei cda, ma è totalmente fuori dai giochi", raccontano ancora da via Bellerio.
La cerniera politica in Rai spetterebbe al deputato salviniano Alessandro Morelli, ma gli esiti sono gli occhi di tutti. Il suo rapporto con Salini è inesistente, soprattutto da quando il giorno delle Europee, con la Lega trionfante, gli mandò dei messaggi di fuoco per avvisarlo che la pacchia era finita. Peccato per lui, però, che non andò così. E dopo poco cadde il governo. E precipitò anche il potere di Salvini nella televisione pubblica italiana.
La lista delle "porte in faccia" è ormai lunghissima: salta la direttrice di Rai1 Teresa De Santis? Per compensarne l'uscita la Lega punta su Marcello Ciannamea a Rai2, che però viene surclassato da Ludovico Di Meo in quota Fratelli d'Italia.
"La strategia di Rossi - rimarcano i leghisti in rivolta - è semplicissima: in cda dà l'appoggio ai cinque stelle, in cambio di una quota di nomine. E quando Salvini protesta con la Meloni, lei si difende spiegando che Rossi è autonomo. E così ci fregano sempre".
Anche sulle vicedirezioni di rete tira una brutta aria per la Lega: rischia Francesco Giorgino a Rai1, al contrario di Angelo Mellone (FdI) dato in vantaggio.
Fondamentalmente a Salvini è rimasto solo il Tg2 diretto da Gennaro Sangiuliano, molto attento però anche alla Meloni.
In tutto questo c'è anche chi fa notare un'altra anomalia figlia dei tempi bui per il Carroccio: tre dei cinque canali che Salini ha proposto di chiudere hanno direzioni vicine alla Lega. Da Raisport (dove c'è Auro Bulbarelli, da sempre amico di Giancarlo Giorgetti) al canale inglese (guidato da Fabrizio Ferragni) passando per il canale Istituzionale (dove c'è Luca Mazzà, altro simpatizzante della Lega).