Roma. Dopo 5 anni all’opposizione e una seconda legislatura vissuta sin dal principio al governo del paese, è lecito chiedersi quanto e come (e se) il tempo abbia cambiato il Movimento cinque stelle. Se cioè le tendenze euroscettiche che premevano per uscire dall’euro o la guerra condotta contro “i taxi del mare” o ancora il modello economico statalista siano solo rimasugli di un passato inaccessibile, o sensibilità sempre pronte a riemergere a galla. In fondo gli Stati Generali del 17 e 18 novembre erano stati pensati con l’intento preciso di fare i conti con i propri fantasmi e darsi un orizzonte politico di più largo respiro. E proprio per preparare la seduta psicanalitica del congresso, la senatrice Barbara Floridia ha commissionato al sociologo Domenico De Masi un’indagine per cercare di scoprire, attraverso sondaggi anonimi sottoposti ad alcuni esponenti del movimento, qual è e quale sarà in futuro la cultura politica dei cinque stelle. Un contributo che Luigi Di Maio s’è affrettato a definire “una mappa per orientare il Paese nelle sfide dei prossimi 20 anni”.
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