Ascesa
Toti, il delfino che si è fatto piranha
Lascia fuori dalla giunta quello che rimane di Fi, tiene testa a Salvini, dialoga con Mara Carfagna. Così il governatore della Lega ha azzannato i vecchi amici
Quando ha capito che non poteva prendersi Forza Italia si è preso la Liguria e quando l’ha riconquistata (ed è ormai la seconda volta) si è preso la rivincita sul suo vecchio partito: “Adesso la giunta la faccio io e dunque scelgo io chi voglio al mio fianco”. E raccontano che a Silvio Berlusconi non sia sembrato vero che Giovanni Toti non tanto umiliasse lui, ma quel partito che cacciato Toti (“guarda che vuole prendere il tuo posto. Presidente non ti fidare di Giovanni”) rimane ancora alla ricerca del leader, del commissario che dovrebbe farlo risorgere: “Ma davvero Giovanni ci ha fatto questo?”.
La notizia è che ha tenuto fuori dalla sua giunta quel poco che rimane di Forza Italia in Liguria che è ormai il suo golfo, trenette e pesto, buona amministrazione e consenso regionale: “Con Marco Bucci, il sindaco di Genova, siamo un modello”. In giunta ha così voluto i fedelissimi Marco Scajola, Ilaria Cavo, Giacomo Giampredone e ha distribuito ovviamente ruoli alla Lega e Fdi eccetto che ai suoi vecchi compagni che gli invidiavano il delfinato che poi non è stato.
Berlusconi che s’invaghi di lui, decise di allontanarsi da lui. E’ la prima volta che si sbaglia: “Vedrete. Non andrà lontano”. E invece, non solo Toti è il leader di centrodestra che oggi può tenere testa a Matteo Salvini (“Dovrebbe pensare meno alla Lega per pensare più grande. All’Italia”) ma da mesi ascolta i lamenti di Mara Carfagna, raccoglie le spoglie di Fi e le tinge di arancione con il suo movimento “Cambiamo” che è piccolo ma “stiamo crescendo”.
Lui stesso, in una occasione, ha rivelato come è nato tutto: “Ero con Berlusconi e si discuteva di regionali. Si parlava della Liguria. Gli chiedi a Matteo se accetta me come candidato?”. E bisogna dire che cinque anni fa la Liguria era una di quelle regioni che poteva benissimo passare alla sinistra e non la Liguria che ha rieletto Toti con il 56 per cento del consenso di cui il 22 per cento esclusivi, lista “Cambiamo con Toti”. Gli hanno rimproverato di non essere abbastanza ligure ma nessuno conosce le strade della Liguria come lui.
Al contrario di Luca Zaia che nasconde le ambizioni, lui le esibisce. Ha la battuta esatta: “Rimango un giornalista”. E’ il più chiassoso quando c’è da fare polemica con il governo: “Ma è solo grazie alle nostre linee guida che il paese ha riaperto”. La verità? Dato che è impossibile sostituire l’eternità (Berlusconi), Toti ha trovato un paradiso tutto suo. Dato che in Fi non si poteva nuotare e che i delfini si riducono a tonni pronti per la mattanza, si è spinto a largo in solitudine. E’ il piranha che ha morso il passato. Pingue, troppo rotondo (sopportò anche la dieta a Villa Paradiso che gli impose Berlusconi) e volevano dire troppo buono per fare il cattivo. Oggi dicono che è il cattivissimo, lo spietato che non rispetta i patti. E non capiscono che è il più grande complimento che possono fargli.