I sondaggi in calo, i dubbi sul lockdown, il timore per il governo, l'inciampo sui vaccini (e sul Mes). E anche le parole che prima dosava con sapienza, come dpcm, ora gli si rivoltano contro. Il presidente del Consiglio sembra aver perso un po’ della sua fortuna
Che qualcosa si fosse inceppato era apparso già chiaro domenica quando in conferenza stampa persino il suo bell’orologio da polso – erano le 21 – appariva fermo alle 17, o chissà alle 5 del mattino. Controtempo, o forse fuori dal tempo. Il presidente del Consiglio che aveva fatto della solitudine la sua fortuna, sei mesi fa, quando annunciava il famoso lockdown, adesso teme quella parola alla stregua di una maledizione. E come allora era solo, e anche per questo sfolgorante e benedetto dal gradimento popolare che cercava in lui la sicurezza dopo l’eccitazione di Salvini, anche oggi è solo. Ma tentenna. Talvolta inciampa. Le chiusure sono impopolari. Il sentimento è cambiato. E allora Giuseppe Conte si trova sopravanzato dai presidenti di regione che offrono e si offrono come modelli nella gestione dell’emergenza, mentre al contrario lui rallenta (anche nei sondaggi). Proprio come la corda del suo cronografo Iwc. Fermo alle 17, o alle 5 del mattino.
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