L’unico vantaggio della mia età è la memoria”, dice. Lui che è stato per circa vent’anni uno degli uomini più vicini a Silvio Berlusconi, e ancora prima un dirigente del Psi, tra Craxi, Lombardi e Nenni. “E in una vita precedente anche membro della Cgil e dell’Unione goliardica italiana”. Adesso l’età è tonda tonda: ottant’anni compiuti ieri, il 26 ottobre. Auguri Fabrizio Cicchitto, ben scavato. “I più buoni a questa età ti considerano un morto che cammina”. E i più cattivi? “Un rincoglionito”. E invece? “E invece ancora la testa mi funziona. E la memoria mi aiuta. Per esempio questi anni che stiamo vivendo mi ricordano il 19-45”. Era un bambino. “Sì, ma avevo un punto di osservazione perfetto. Il Caffè Rosati, a piazza del Popolo. Era di mio nonno. Ci passavo le giornate. E me lo ricordo il clima che c’era a Roma. Al Caffè Rosati gli avventori non mancavano ma erano tutt’altro che allegri e loquaci. In un suo notiziario Radio Londra, che tutti ascoltavano di nascosto, aveva detto che era popolato da spie naziste e fasciste. E allora la gente veniva, beveva il caffè, ma nessuno parlava”. Clima spettrale. Altro che lockdown. “Con rare eccezioni. Allora ero un bambino con dei capelli castano chiaro-biondi e con dei boccoli. Un giorno vidi un ufficiale della Wehrmacht avvicinarsi a mio nonno e tirare fuori da una tasca della giacca una foto. Poi l’ufficiale mi indicò. Calò il silenzio e tutti mi guardarono. Dopo un attimo di esitazione mio nonno mi chiamò. L’ufficiale tedesco mi sorrise, mi mostrò la foto: era quella di un bambino biondo della mia stessa età. La somiglianza fra noi due era impressionante. In un italiano scolastico, ma perfetto, l’ufficiale della Wehrmacht mi rivolse la parola: ‘Mi ricordi moltissimo mio figlio che non so se rivedrò. Anzi è quasi sicuro che non lo rivedrò più. Ho chiesto a tuo nonno di poterti dare un bacio sulla fronte. Vuoi?’. Ero intimidito ma non avevo paura. Tutti ci guardavano. Feci un cenno di assenso. L’ufficiale era elegante, serio, commosso. Lo guardai dal basso in alto e sporsi in avanti la testa. Lui si chinò, mi mise le mani sulle spalle e mi baciò sulla fronte. Intorno c’erano tutti i camerieri, le commesse, alcuni clienti. Non volava una mosca. L’ufficiale si raddrizzò, fece un saluto militare e uscì. L’unica cosa umana che ricordo. Poi arrivarono gli americani e fu un’esplosione di vita”. Ma oggi non c’è la guerra. “E però è il secondo momento più tragico della nostra storia nazionale. E oggi, come allora, l’Italia affronta la disgrazia guidata da una classe dirigente complessivamente inadeguata. Prima mancavano le mascherine ora mancano i tamponi. Il governo è in ritardo. Pensavano fosse finito tutto. E l’opposizione invece di stimolare il governo, per mesi quasi ha negato l’esistenza del Covid. Roba da matti”.
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