La storia

De Vito, Raggi e Veltroni: per l'addio a Gigi Proietti Roma si è svegliata con tre sindaci

La sindaca a casa con il Covid, in Campidoglio c'era il presidente dell'Aula Giulio Cesare. Ma il vero mattatore è stato l'ex sindaco, specialista di queste ricorrenze

Simone Canettieri

La commedia arciromana a margine dei funerali del Maestro

 Sindaco per un giorno, sindaco per sempre, sindaca in quarantena. Sì, solo Gigi Proietti poteva riuscire a mettere su questa irresistibile commedia romana. Con tre maschere ben definite.  

La prima è quella di Marcello De Vito. Il quasi ex grillino arrestato per corruzione (provvedimento poi annulato dalla Cassazione)  nell’inchiesta sullo stadio della Roma a Tor di Valle (già ippodromo di solenni mandrakate, ovvio), ma ora libero  di presiedere l’assemblea capitolina. Candidato sconfitto nel 2013 e sindaco mancato nel 2016 (vittima di un raggiro interno, stile Manzotin), Marcellone ha avuto l’onore di aspettare il feretro di Proietti in piazza del Campidoglio. Era la carica istituzionale più alta in grado, disponibile in città. Con la fascia tricolore al petto, De Vito si è goduto, in diretta tv, il momento di visibilità più lucente di questa scalcagnata amministrazione.  S’è ariconsolato cò l’ajetto, come avrebbe chiosato il sor maestro. 


Raggi infatti non c’era. Anzi, c’è stata poco. Si è collegata da casa perché alle prese con il Covid-19. Di nero vestita, con voce commossa, ha dettato una serie di didascalie non fondamentali sulla giornata. Con una promessa o forse minaccia: “Quando tutto sarà passato organizzeremo qualcosa di grande”. Vasto programma del Raggi bis?  

Il mattatore è stato Walter Veltroni, il sindaco perpetuo. Lo Specialista di orazioni funebri. Dopo Sordi (e forse l’addio al calcio di Totti), ora Proietti. E non ha deluso. Intervento da gigante. Alto e basso, ab urbe condita.  Veltroni a 24 carati: contesto, citazioni, accenni a notti bianche e alla virtù del’ “ma anche”.  Tono elegiaco. Il più lungo degli interventi. Il più politico. Con la fascia tricolore invisibile di chi, forse, ora guarda a un altro colle. Una città con due papi e tre sindaci. Ma senza Gigi Proietti, mannaggia.  
 

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