Meglio orfani che quel padre. Matteo Salvini che postava i selfie con il pollicione alzato non lo ha mai davvero incontrato (figlio illegittimo). Giorgia Meloni fa la conservatrice e ha smesso di indicarlo come un leader (figlia temeraria). Provate a dirlo alla destra italiana che bisogna dimenticare Donald Trump. Si sa che l’uomo ha già promesso ricorsi, la Corte suprema, ma se perde? (e perde). “Ebbene, se perde è chiaro che il nostro sovranismo avrà un’ulteriore spinta a ripensarsi. Dal male potrebbe nascere del bene. Se la sua vittoria, che ricordo rocambolesca, è stata un simbolo, la sua sconfitta non potrà che essere…”. Rocambolesca. “Eh beh, mi pare”. In viaggio, sulla strada che lo porta da Roma a L’Aquila, il professore di Storia contemporanea, Giovanni Orsina, direttore della School of Government della Luiss Guido Carli spiega che si fa presto a dire “io e Trump siamo così”. L’unico passaggio italiano che si ricordi di lui è “Giuseppi”, e si intende il tweet di intesa indirizzato a Giuseppe Conte, e anche il suo ideologo Steve Bannon si è rifugiato ad Atreju, alla festa di Fdi, ma solo quando era in disgrazia. Lo avevano cacciato dalla Casa Bianca. In pratica, e questo lo scriviamo noi, era già un catorcio del pensiero.
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