Parlava con il Corriere della Sera, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, senatore a Cinque stelle, qualche giorno fa, dicendo cose che suonavano come un “attenti colleghi” più che come un “bravi colleghi”. E, da medico chirurgo oncologo quarantottenne, romano e romanista (ma gentile con le altre squadre, cosa che gli ha attirato gli anatemi dei tifosi giallorossi), sottolineava l’esistenza “di un problema di tenuta sociale”. E a “Di martedì”, su La7, due sere fa, con tono robotico da vero esperto di Robotica, materia da lui studiata a lungo, ha confermato che sì, “andiamo incontro a chiusure localizzate per limitare il rischio”, ma ha cercato di far capire che si vuole tornare quanto prima “alla normalità”. Poi, en passant, ha anche voluto far sapere agli astanti che diventerà padre per la seconda volta (la prima è stata contemporanea al debutto politico, come il matrimonio con la moglie Giada, sposata agli albori del governo gialloverde di cui Sileri non faceva parte, ché è stato nominato viceministro nel successivo assetto rossogiallo). Senonché, nel citare il particolare di vita privata, aveva sul volto un sorriso da medico che vuole distrarre dal peggio, cosa capitata più volte in questi mesi, tanto che in Senato raccontano che, a forza di vedere quei suoi sorrisi, qualcuno lo aveva soprannominato “Patch Adams”, dal protagonista del famoso film con il compianto Robin Williams. In ultimo (ieri) Sileri ha parlato, su questo giornale, di “approccio stop and go”, come a voler depotenziare verbalmente gli eccessi catastrofisti. E insomma, a ogni intervista e a ogni presenza televisiva (molte presenze, con incoronazione mediatica presso lo studio di Massimo Giletti, a “Non è l’Arena”, su La7, e con alternanza in stile “poliziotto-buono-poliziotto cattivo” con il senatore M5s Ettore Licheri), si ha l’impressione che in Sileri non abbia mai messo radice la caratteristica vis polemica a Cinque stelle d’antan, quella che punta sulla retorica della virtuosa incompetenza che va al potere (Sileri ha invece condotto battaglie anti-nepotismo e pro-competenza negli Atenei che, per strano giro del destino, gli sono valsi la candidatura, con chiamata alle armi di Paola Taverna). Fatto sta che nel 2018, dopo la nomina a presidente della Commissione Sanità, accanto al suo nome si scriveva senza difficoltà “senatore grillino”, ma dopo il suo arrivo al ministero, nel 2019, si è fatta fatica, raccontano in una redazione tv, “ad affiancare nei sottopancia alla dicitura ‘viceministro della Salute’ la specifica parentesi ‘M5s’”.
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