Sinistra, destra, keynesiani e liberisti, un indicatore vero della propria parola, come diceva il gigantesco Arturo Paoli, è la propria testimonianza. Altrimenti la parola è delegittimata: destra, sinistra, onesti, disonesti, aria fritta. Pensate, era uno che diceva: “Non bisogna fare elemosina ai poveri ma fare in modo che formino la nostra identità”. La primavera e l’autunno sono state stagioni di nomine. Partecipate e posti chiave che con l’emergenza qualificano chi questo governo vuole indicare come elemento di svolta e chi come elemento di semplice discontinuità con il passato. Le vicende Rai, Cdp, Tiani, Cotticelli, Zuccatelli sono emblematiche. Il paese si è accanito con i nominati chiedendone la ghigliottina dopo il pubblico ludibrio. Nessuno ha chiesto a Speranza, Boccia, Emiliano la ratio con cui avevano nominato cotanti “tecnici” esperti di cationi e altre fandonie. Forse per questo continuano a nominare il povero Arcuri. All’inizio non capivo perché Domenico, persona perbene, si prestasse a un simile gioco. Dopo la nomina sulla distribuzione dei vaccini ho capito. Arcuri è il nostro Signor Malaussène dei romanzi di Daniel Pennac. Arcuri è il responsabile della qualità di un magazzino che vende merce di pessima qualità e che lo utilizza come capro espiatorio da licenziare (per finta) davanti ai pochi clienti che si lamentano. Perché costa meno un capro espiatorio che migliorare la qualità del prodotto.
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