A leggerla secondo la logica del pallottoliere, la si dovrebbe considerare un’operazione di piccolo cabotaggio: tre deputati da un lato, due senatori appena dall’altro. E però la formazione dei gruppi parlamentari congiunti di Azione, +Europa e i Radicali, ufficializzata nelle scorse ore, è, a suo modo, una gran bella notizia. Perché, dopo mesi di forsennati litigi quasi fratricidi e di bisticci di stretta prospettiva nel campo largo del centrismo, l’aggregazione guidata da Carlo Calenda ed Emma Bonino lascia intravedere una dinamica attrattiva senz’altro interessante, o comunque incoraggiante per tutti quelli che, a prescindere dai tatticismi contingenti, credono nella possibilità di creare una forza politica riformista e progressista, recalcitrante alle tentazioni assai in voga dell’interventismo statale, e che ponga il tema delle competenze al centro dell’agenda. Tanto più, e qui sta forse l’elemento davvero positivo, che questa nuova formazione avviene sotto il segno comune di un europeismo convinto, per certi versi perfino militante, nel gran guazzabuglio di sovranismi reali e isolazionismi sbracati che coinvolge larga parte del Parlamento italiano. Il perimetro di questo centrismo europeista, al netto delle etichette e dei leader che si dovranno definire, potrebbe evidentemente allargarsi: perché i convincimenti che Calenda e Bonino condividono con la componente più liberale e moderata di Forza Italia, sono parecchi.
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