Il segretario chiama a raccolta gli uomini di governo del partito, li invita a stare all'erta. A inizio dicembre il vertice della verità. La strettoia del Mes in cui Conte s'è infilato è il preludio di un rimpasto a gennaio che al Nazareno ora non dispiace
Certe volte è proprio in bocca agli uomini pacati, che i toni ultimativi risuonano con maggiore forza. E così, quando Nicola Zingaretti, martedì pomeriggio, ha spiegato che “un chiarimento ci dovrà essere per forza, perché la sospensione del tavolo delle riforme implica la rottura del patto politico su cui è nato questo governo”, i ministri e i sottosegretari del Pd, riuniti in videoconferenza, hanno sobbalzato. Non perché fosse una novità di per sé, l’impuntatura del segretario: già da giorni, al Nazareno, ribadiscono che spetta a Giuseppe Conte ricucire gli sbreghi nella tela rossogialla. Ma detto così, come un annuncio di quel che dovrà avvenire, la frase di Zingaretti è sembrata un richiamo alla mobilitazione generale. A stare all’erta, insomma.
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