La sfida, anche per l'Italia, sta nella riconfigurazione di una politica espansiva a partire dal centro e non dalla semplice occupazione del centro
Al direttore - L’elezione di Biden cambia la visione dei problemi politici globali. Entriamo in una fase nuova, ancora solo tratteggiata e in ogni caso decisiva: da un lato ritorna lo spirito del multilateralismo, senza quel dispregio ostentato per la logica delle alleanze e della cooperazione, tanto da far presagire il ripristino della fiducia operosa tra Stati Uniti ed Europa; dall’altro s’innesca a viva forza un’aspettativa di rinnovamento che indica la necessità di sanare le ferite di un lungo ciclo di squilibri, a causa perlopiù dell’ingiusta distribuzione della ricchezza collettiva. Dunque, nel voto americano si deve rintracciare il desiderio di voltare pagina. Lo spettacolo della democrazia è stato impressionante: mai vista negli ultimi cent’anni una partecipazione elettorale così vasta. Finita l’era della demonizzazione, secondo l’impegno del neo-eletto Presidente, l’America è chiamata a ricostruire se stessa e con ciò, evidentemente, a ricostruire il mondo.
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