La proposta di Di Maio di un "collaborazione per l'Italia" è buona. Ora passi ai fatti
Finalmente Di Maio e questa maggioranza stanno abbandonando il miraggio dell’autosufficienza. Si parta dal “fondo sovrano italiano”. Il membro del coordinamento di presidenza di Forza Italia, Sestino Giacomoni, ci spiega come
Caro direttore, come lei ben sa, l’altro ieri, grazie a Forza Italia e all’autorevolezza del Presidente Berlusconi, il centrodestra unito ha votato lo scostamento di bilancio, rispondendo così all’appello del presidente Mattarella, sulla ‘collaborazione istituzionale’, ma, soprattutto, ottenendo misure importanti per tutti coloro che erano stati dimenticati dal governo durante questa crisi: lavoratori autonomi, partite iva, commercianti, artigiani, agricoltori, lavoratori a contratto, liberi professionisti.
Come abbiamo più volte sottolineato, con questo voto, il centrodestra ha voluto sostenere l’Italia e gli italiani e non certo questo governo che riteniamo inadeguato.
Ho letto con piacere sul suo giornale che, dopo questo voto, il ministro Di Maio ha proposto “una collaborazione per l’Italia”: “Un piano strategico di lungo periodo rivolto a tutte le forze politiche, senza sparigliare le carte di opposizione e maggioranza”.
E’ il caso di dire che finalmente Di Maio e questa maggioranza stanno abbandonando il miraggio dell’autosufficienza. I Cinquestelle - era ora! - dimostrano di essere cresciuti e parlano di un progetto per il futuro: già di per sè questa è una buona notizia perché vuol dire che dopo aver accantonato la politica del “vaffa day”, ora abbandonano anche l’idea della “decrescita felice”.
L’idea di una grande riforma è condivisibile al punto che il centrodestra ne aveva approvata una nel 2005 che prevedeva, tra l’altro, la riduzione dei parlamentari e che fu osteggiata in tutti i modi dalla sinistra.
Sui dettagli programmatici proposti da Di Maio, mi soffermerei in particolare su un punto che sto portando avanti da mesi: l’istituzione di un “fondo sovrano italiano”, pubblico-privato, gestito da CDP e dalle maggiori istituzioni finanziarie italiane, che raccolga il risparmio privato e, attraverso la leva fiscale, lo indirizzi verso l’economia reale per sostenere la patrimonializzazione delle nostre piccole e medie imprese, trasformandole da prede a predatrici.
Su questo punto sono già stati approvati alcuni miei emendamenti al decreto rilancio e nei rilievi presentati dalla Commissione Bilancio per i progetti del recovery fund.
Per istituire un fondo sovrano italiano quindi è sufficiente che il ministro Di Maio dica alla sua maggioranza che, in sede di parere sul decreto attuativo, inerente Patrimonio Rilancio, vengano inserite le condizione per rendere operativo il comma dell’articolo 27 del dl rilancio, che ho fatto inserire in sede di approvazione del decreto.
In questo modo il ministro Di Maio potrebbe realmente dimostrare di andare oltre gli steccati ideologici e di condividere le proposte dell’opposizione, considerando che anche il Copasir nella sua relazione sottolinea l’importanza di istituire subito nel nostro Paese un fondo sovrano per difendere le imprese italiane.
Il fondo sovrano italiano, infatti, mettendo in sinergia i due punti di forza del nostro Paese: il risparmio delle famiglie italiane ed il made in Italy, ossia la creatività delle nostre imprese, ne sosterrebbe la capitalizzazione, rendendole più resilienti ed in grado di tornare a competere sui mercati internazionali.
Questo potrebbe essere un primo ma significativo banco di prova della comune volontà di fare qualcosa di importante per far uscire l'Italia dalla drammatica crisi nella quale siamo sprofondati. Non un banco di prova per spericolate e impossibile convergenze fra opposti, ma per una politica migliore nella quale maggioranza e opposizione facciano entrambe la propria parte nel migliore dei modi e soprattutto nell'interesse degli italiani.
Sestino Giacomoni
Presidente Commissione di vigilanza su CDP
Membro del coordinamento di presidenza di Forza Italia