Da venti giorni la Calabria è diventata un mistero. Il commissario alla sanità salta perché non sapeva che toccava a lui fare il piano per l’epidemia, poi è subito barzelletta sui carabinieri (stavo male, c’è qualcosa di paranormale all’origine della mia dichiarazione eccetera). Scelgono un uomo di partito considerato compos sui, ma subito esce un video in cui dice delle cose stravaganti su mascherine e baci in bocca, figura grottesca e rinuncia. E’ il turno dell’ex rettore della più grande Università d’Europa, sembra fatta ma la moglie non vuole andare a Catanzaro. Arriva un amministratore di Asl di cui si dice che è vanitoso e ha un nome da saga dei Simpson, mah, e nasce una rissa inspiegata tra i partiti di maggioranza, altro passo indietro. Infine un esperto da tutti molto stimato, coordinatore del comitato tecnico nazionale contro il Covid, è candidato al ruolo, chiede cose ovvie come garanzie burocratiche sui poteri e sul suo status, che da pensionato sarebbe deboluccio, e uno staff all’altezza dei guai sanitari della Regione e del suo sistema scassato e opaco, ma il governo non è in grado di dargli alcunché. Con lui cade la quinta pedina.
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