Roma. Il paradosso, a guardarlo con gli occhi di chi lo vive in corpore vili, ha i connotati della beffa. “Perché i matti, facendo le cose in proprio, hanno trovato una sistemazione. E noi, che invece ci siamo assunti la briga di tenere una linea responsabile, stiamo ancora qui in mezzo al guado”. Eccola, l’assurdità, nelle parole dei europarlamentari del M5s. Di quelli che sono restati, in particolare: i dieci che seguono le direttive della capo delegazione Tiziana Beghin e del vicepresidente del Parlamento Fabio Massimo Castaldo (sempre che non diventino nove, se la procedura contro Dino Giarrusso, l’ex Iena finito nella polemica per i suoi finanziamenti elettorali, non si risolva in un’espulsione).
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