Giuseppe Conte lo teme, Matteo Renzi lo evoca, Salvini lo esorcizza e Luigi Di Maio lo incontra. Ma lui esattamente cosa fa? La vita in campagna del cognome (tesoro) italiano
Roma. Possiede quattro telefoni, quattro linee, ma preferisce non essere disturbato. E’ lui che decide quando chiamare e non sopporta che siano gli altri a stabilire quando sentirlo. Non risponde neppure alle mail che sono un documento, una traccia di una conversazione. Non è buon metodo. A Palazzo Chigi, per esorcizzare il suo fantasma lo chiamano il “Banchiere”. Ogni mattina, come i nottambuli che sorridono per non mostrare al sole i loro occhi gonfi, il tormento della luna, scherzano credendo così di scacciare la sua ombra che invece si ingigantisce: “Oggi cosa dice il Banchiere?”. A 16 anni ha perso il padre, Carlo. Pochi giorni dopo la sua scomparsa, la madre, che aveva raccolto i testi del marito, lo chiamò. Gli chiese di prenderli e di consegnarli al governatore Guido Carli. Fu il suo primo giorno a Bankitalia. Mario Draghi si trova lì. In via Nazionale, vigilato da una donna, la sua segretaria, viene custodito il cognome lingotto.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE